Digitale, più utile per chi è agile

L’agilità organizzativa è un elemento chiave per massimizzare i vantaggi della digital transformation. Le aziende che adottano modelli organizzativi flessibili hanno probabilità doppie di ottenere ricavi significativi dai propri investimenti in innovazione. E mostrano una reattività ai cambiamenti di mercato dieci volte superiore a quella delle aziende tradizionali, più lente nel fronteggiare i mutamenti in atto, turbolenti e imprevedibili.

Il dato emerge dall’indagine globale “Organizational agility at scale; the key to driving digital growth”, realizzata da Longitude per conto di Workday, società specializzata in applicazioni cloud per la gestione finanziaria e delle risorse umane.

Alla rincorsa dei leader, nativi digitali

La ricerca, che ha coinvolto 998 business leader di grandi e medie aziende in nove paesi tra Europa, Asia, Nordamerica e Australia, mostra una correlazione diretta tra la crescita dei ricavi derivanti dalla trasformazione digitale e l’agilità organizzativa delle aziende. Il modello più virtuoso, che permette di trarre il massimo dagli investimenti in tecnologia, è quello indicato dai leader dell’innovazione, quel 15% di imprese che grazie all’approccio digital-first registra le performance migliori, “rivoluzionando la propria industry dall’interno, a una velocità mai vista prima”. Il 30% delle aziende segue all’impronta, mostrando risultati “promettenti” in almeno quattro dei cinque ambiti che definiscono l’agilità organizzativa, mentre il 55% arranca, in ritardo.

Coinvolgere tutte le funzioni e tutte le persone

«La capacità di adattarsi continuamente all’evoluzione delle tecnologie e di monitorare i risultati in tempo reale, riallocando rapidamente capitali e risorse, costituisce la chiave del successo delle aziende in un mercato in cui i nuovi prodotti e servizi basati sul digitale promettono una crescita importante del fatturato e della redditività», sottolinea Pierre Gousset, vicepresidente EMEA di Workday. Ma ciò avviene solo a patto che la rivoluzione digitale sia pervasiva e coinvolga tutte le funzioni e tutte le persone, alle quali occorre fornire le competenze, gli atteggiamenti e gli strumenti per pensare e agire in modo rapido.

Le italiane tra le prime in Europa

Il primato del digitale è chiaro a tutti: a livello globale, l’88% delle imprese dichiara di aver messo in atto adeguate strategie di crescita e il 53% si aspetta che nei prossimi cinque anni i nuovi prodotti e servizi produrranno la metà dei ricavi.

Le aziende italiane sono in prima linea per quanto riguarda la propensione a rinnovare il modello di business a favore della trasformazione basata sul paradigma digitale: l’82% dichiara di aver compiuto progressi significativi e si aspetta un ritorno importante dagli investimenti.

Commenta Mariano Corso, responsabile scientifico degli osservatori HR Innovation Practice e Cloud Transformation del Politecnico di Milano: «I risultati delle imprese italiane sono in linea con quelli europei, ma rimane ancora molto da fare: aumentare i ricavi prodotti dal digitale, ogni azienda deve imparare a identificare le problematiche e i rallentamenti che le impediscono di diventare leader. L’agilità è ormai un fattore critico alla base di una trasformazione digitale più rapida, permessa dall’innovazione e dal coinvolgimento di tutti».

Le 5 caratteristiche dell’azienda agile

Lo studio globale realizzato da Longitude per Workday identifica 5 caratteristiche organizzative indispensabili per conseguire i risultati attesi:

  • la reattività, cioè la capacità di pianificazione continua e in tempo reale;
  • l’adattabilità, cioè l’abilità di costruire strutture e processi fluidi;
  • la riqualificazione e coinvolgimento della forza lavoro;
  • il miglioramento degli strumenti decisionali messi a disposizione dei dipendenti;
  • la misurazione continua dei risultati delle innovazioni secondo metriche adeguate.

L’ambizione digitale di Prysmian

Il caso di Prysmian Group è emblematico di una propensione all’innovazione che traghetta nell’era digitale prodotti tipicamente analogici. Il gruppo industriale, secondo in Italia con quasi 30mila dipendenti e 12 miliardi di euro di fatturato, è leader mondiale nella produzione di cavi per la trasmissione di energia elettrica e di fibra ottica per la trasmissione dati. Quella che il Group CIO e Chief Digital Officer, Stefano Brandinali, definisce l’ambizione digitale dell’azienda muove verso tre obiettivi principali: «Passare da produttore di hardware a provider di soluzioni software-based, introducendo nelle bobine e nei cavi sensoristica e componenti smart capaci di produrre dati e informazioni; ottimizzare i processi e le performance grazie all’automazione digitale; diffondere competenze e cultura. Affinché l’innovazione digitale divenga il naturale nutrimento in cui sono immerse le persone, come il plancton per i pesci».

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